Le origini:
Nel 1908, Anko Itosu ha inviato una lettera al Dipartimento Istruzione della Prefettura. In quella lettera c’era il suo progetto che ha consentito di introdurre il suo karate in tutte le scuole di Okinawa. Il quarto punto della sua lettera sottolinea l’importanza del makiwara nella pratica del suo karate.
Itosu ha scritto: “Le mani e i piedi sono importanti e vanno rinforzati in modo esauriente con l’uso del makiwara. La pratica del makiwara consente di abbassare le spalle, aprire i polmoni, prendere consapevolezza della propria forza, di imparare la presa a terra con i piedi, e trasferire e usare l’energia al basso ventre. Pratica con ogni braccio cento o duecento volte “.
Makiwara in giapponese significa ” forgiare i pugni .” In pratica utilizzando un makiwara, si modellano le parti che devono colpire. Il makiwara è tradizionalmente utilizzato per rafforzare le tecniche di pugno o a mano aperta, ma può anche essere usato per allenare i calci. In questo caso la tavola deve avere delle caratteristiche particolari.
L’origine del makiwara è legata al luogo di nascita del karate, Okinawa. Un makiwara in un dojo tradizionale di Okinawa è sempre presente, c’è una citazione di un vecchio maestro che dice: “Un dojo senza un makiwara non è altro che una scuola di danza”. In pratica questo significa che solo con i pugni forti un praticante può considerarsi un professionista completo di arti marziali.
Il makiwara ha una storia poco nota, ma si sa per certo che è stato impiegato fin dalle origini del Karate. Il suo design originale è in linea con i materiali in uso nella tradizione di Okinawa: paglia di riso e legno di quercia.
Oggi con i locali polivalenti il makiwara tradizionale non risponde alle nuove norme di sicurezza. I modelli progettati da G. Sedioli invece oltre ad avere delle caratteristiche in più rispetto al tradizionale sono studiati per essere tolti dopo l’uso, eliminando il problema dell’ingombro e della sicurezza.
Il makiwara è usato per sviluppare kime (energia): l’impatto reale con un bersaglio aiuta il praticante a capire a fondo i punti fondamentali studiati nel kihon:
- Mantenere la schiena diritta e verticale (choku-ritzu)
- Controllare la dinamica dell’uso del gomito (hiki-te)
- Muovere il baricentro insieme al colpo (ju shin no ido)
- Piegare l’articolazione del ginocchio facendo pressione su entrambi i piedi (jiku ashi)
- Rotazione delle anche (koshi no kaiten)
- Focalizzare lo sguardo (metsuke)
Il makiwara aiuta a sviluppare la concentrazione, a focalizzare la tecnica in un punto. Se insieme al fisico coinvolgiamo la mente e lo spirito in una unica azione, diretta a colpire un punto preciso, è sicuro che si otterrà un risultato incredibile di potenza e penetrazione.
La legge di Wolff è una teoria sviluppata dall’ anatomista tedesco / Chirurgo Julius Wolff (1836-1902) nel 19° secolo che indica che l’osso in una persona sana si adatterà ai carichi di lavoro ai quali sarà sottoposto. Se abbiamo un carico l’osso si mantiene, se aumentiamo si ispessisce, se diminuiamo diventa poroso Il colpo ripetuto aumenta la resistenza dell’osso in modo naturale.
“Così come un pugile costruisce la sua potenza con l’uso del sacco, il karateka utilizza il makiwara. Non basta allenare la velocità e la forma . Chi ha esperienza, afferma che chi si allena con il makiwara è diverso da chi non lo pratica.” Teruyuki Okazaki
“Io non conosco nessun maestro di karate che non usa il makiwara” Shoshin Nagamine